Informazioni

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Il Trail del Marganai si svolge nella foresta del Marganai, 3650 ettari di vegetazione rigogliosa e ricca di percorsi molto suggestivi, nonché di numerose specie faunistiche e specie endemiche di piante, che sono oggetto di studio ed osservazione.

Si parte da Buggerru, paese di poco più di mille abitanti segnato da un importante passato minerario, che si trova sulla costa sud-occidentale della Sardegna. Il piccolo centro dell’estremo Iglesiente, offre uno scorcio scenografico impressionante, grazie al fatto di trovarsi nel canale Malfidano, uno sbocco al mare da cui deriva anche il nome della principale miniera della zona.

Tra i siti archeologici, da non perdersi il tempio di Antas,  che domina maestosamente la vallata circostante, nel territorio di Fluminimaggiore.

 Per dormire vi sono varie soluzioni sia in Bed&Breakfast, che in hotel Buggerru, Fluminimaggiore e Iglesias.

Per mangiare saremo lieti di avervi con noi per il Pasta Party del giorno della gara. Ovviamente sono bene accetti gli animali a seguito, purché siano ben educati!

Il percorso delle tre gare è, ovviamente, impegnativo e non praticabile per chi non ha una preparazione specifica. 
Per chi vuole immergersi nella bellezza del territorio di Buggerru proponiamo una splendida NON agonistica di circa 11 Km.

 

Breve storia di Buggerru

La storia del paese che ospita il Trail del Marganai è saldamente legata all’attività mineraria, che qui inizia nella seconda metà dell’800. L’ingegnere Eyquem ottenne i diritti di ricerca di giacimenti nella zona, quando Buggerru era solo un nucleo di poche capanne. In seguito, cedette alla Società Civile delle Miniere di Malfidano i diritti sul permesso di ricerca e chiese il rilascio della dichiarazione di scoperta per minerali di piombo e zinco, rilasciata dalle autorità competenti nel 1867.
La figura del minatore specializzato era inesistente in Sardegna, per cui al minatore piemontese, lombardo, toscano e ligure si affiancavano i sardi addetti ai lavori più pesanti e meno remunerati. 
In una regione di tradizione contadina e pastorale come la Sardegna era quindi difficile trovare quelle competenze tecniche che in miniera erano richieste. La maggior parte dei lavoratori sardi proveniva dal Campidano e dal Nuorese con la speranza di trovare un lavoro stabile e remunerativo, che segnasse il passaggio tra il vecchio mondo contadino e la nuova vita di miniera.
La società di Malfidano, così pure la Pertusola che ne rileva gli impianti nel 1933, erano aziende a conduzione colonialistica, ispirate al fatto che il minerale sardo costituiva la materia prima per i propri stabilimenti di trasformazione, possedute presso le fonderie del nord della Francia, mentre niente veniva reinvestito in loco degli ingenti profitti.
Le strutture produttive furono notevolmente ampliate e potenziate con la realizzazione di nuove laverie, strade di comunicazione da Buggerru a Caitas, Pranedda, Pranu Sartu e Cala Domestica, di ferrovie che collegavano i cantieri minerari con gli opifici e, infine, di un porto per l’imbarco del minerale.
Nel 1866 lavoravano a Buggerru 600 operai, ma già nel 1869 l’organico era di 900 unità lavorative, mentre nel 1899 erano impiegati complessivamente 3300 operai, tra uomini, donne e bambini che operavano nei cantieri e nelle laverie, nei forni e alla cernita. Il villaggio minerario in meno di 30 anni assunse le caratteristiche di una vera e propria cittadina.
Parallelamente allo sviluppo industriale nascono e si moltiplicano le arti meccaniche e artigianali, fiorisce il commercio e si sviluppano persino le attività sociali, culturali e sportive.
Il successo però, fu purtroppo segnato da tristi eventi. Il 4 settembre 1904 nasce a Buggerru spontaneamente uno sciopero degli operai che chiedono alla direzione della miniera il ripristino dell’orario estivo per i lavoratori dell’esterno. Giunse così a Buggerru una compagnia di soldati, la cui presenza non fece altro che inasprire ulteriormente gli animi dei minatori. Ed è mentre si tentava di arrivare ad un chiarimento, presso la direzione della miniera, che partirono i sassi in direzione della falegnameria. Si sa che i sassi colpirono i soldati, i quali per reazione imbracciarono i fucili e spararono, colpendo a morte tre operai.
Nel 1914 Buggerru ebbe il suo massimo splendore raggiungendo il culmine della parabola per il numero degli abitanti e per lo sviluppo economico. Aveva 8500 abitanti, quando Cagliari ne contava 53000 e in Sardegna solo altri sei centri erano più popolosi.

Quando però l’Europa si immerse nella prima guerra mondiale, Buggerru iniziò la sua lenta ma inesorabile parabola. Il declino nel tempo è sempre andato peggiorando tanto che la gente come era arrivata dovette ritornare ai paesi d’origine.
Il 2 agosto 1914, l’Italia aveva dichiarato la propria neutralità: da Parigi giunse l’ordine di chiusura. Ci fu la disoccupazione. In poco tempo fra Buggerru e Planu Sartu insieme non si raggiunsero i 2000 abitanti. Gli operai occupati prima della crisi del 1914 erano 1732 uomini e 231 donne, alla fine della crisi nel 1915 solo 108 uomini.
In seguito, le attività saranno più volte riprese e poi nuovamente sospese, non consentendo all’economia della cittadina di riacquistare prosperità e stabilità. Nel 1960 Buggerru diventa finalmente Comune.
Nel novembre del 1969, subentrò la Società Piombo Zincifera Sarda, che acquisì la miniera e circa 400 ettari di territorio per conto della Regione, tramite l’Ente Minerario. Nei programmi della nuova proprietà si prevedeva il proseguo dei lavori e la salvaguardia dell’occupazione: gli oltre 7 milioni di tonnellate di minerale disponibile sembravano offrire sufficienti garanzie per il futuro. Presto però ci si accorse che i moderni mezzi mal si adattavano all’antica miniera; inoltre la coltivazione del minerale non appariva conveniente in nessuno dei fronti, benché abbondasse in tutti. Altri passaggi societari si proposero per la popolazione di Buggerru, che sul futuro di ripresa delle sue miniere smise di sperare quando, nel 1977, anche la Laveria Malfidano venne fermata poiché ritenuta un grave pericolo per il mare, nel quale rilasciava le sue torbide.