Cosa vedere

Buggerru

Buggerru si trova sulla costa sud-occidentale della Sardegna, nell’estremo Iglesiente. Il piccolo centro, così come l’area circostante, offre una vista panoramica impressionante, grazie al fatto di trovarsi nel canale Malfidano, uno sbocco al mare da cui deriva anche il nome della principale miniera della zona.

Non mancano nel suo territorio le splendide calette e spiagge, come quella di Portixeddu, di Is Compingius, Is Compingieddus, San Nicolò, Cala Domestica, da menzionare sempre sul mare, anche la Grotta Azzurra attraversata dalle acque cristalline. Sono tanti i punti panoramici che si presentano nel suo territorio, come Punta Nido dell’Aquila con le falesie (oltre i 35 m) e i fariglioni.

Buggerru è un paese di poco più di mille abitanti segnato da un importante passato minerario, di cui restano ancora oggi tracce, valorizzate opportunamente dall’amministrazione locale.

 

L’Exbà

 

 

Edificato nell’ultimo decennio del XVIII secolo, rappresenta per dimensioni e struttura un raro esempio di archeologia mineraria. Nel 2005 è stato totale ristrutturato ed attualmente viene utilizzato come centro di aggregazione.

 

 

 

Le Cernitrici

Inaugurata il 18 marzo 2013, in occasione del centenario della morte delle quattro giovani cernitrici, vittime di una frana durante l’orario di lavoro, la piazza si caratterizza per il monumento opera del famoso scultore Pinuccio Sciola. Realizzata su basamento in pietra, si eleva con quattro steli, simbolo delle quattro giovani vittime del lavoro.

Il museo

Ubicato nella Via Marina in prossimità del Porto, Il Museo del Minatore, si sviluppa nei due piani di uno stabile che un tempo era destinato ad officina meccanica e falegnameria. Lo stabile è stato restaurato ed ha mantenuto intatta l’antica struttura con torni e fresatrici nella posizione originale. 

Nel 1904, durante i cosiddetti “Moti di Buggerru”, la falegnameria divenne lo scenario della rivolta. All’arrivo dei soldati richiesti dal direttore della miniera di Malfidano, Achille Georgiades i minatori presero tale stabile come punto di riferimento. Ecco perchè tale edificio è stato quindi scelto come luogo ideale per ospitare un museo della memoria e dell’identità di Buggerru.
Il Museo è strutturato in due sezioni: Al piano terra, in corrispondenza dell’ingresso, nei locali della ex Officina Meccanica, è stato allestito il Museo Civico che racconta la storia del paese di Buggerru. Piuttosto estesa è la sezione dedicata alla miniera, con la ricostruzione degli spazi comuni e il recupero di attrezzi e macchinari d’epoca; sono inoltre presenti teche in vetro contenenti minerali e fossili del territorio. Sulle pareti sono disposti interessanti pannelli didattici più o meno grandi relativi ai piani o alle sezioni di miniera, ma anche antichi documenti e foto d’epoca.

Galleria Henry

A Planu Sartu, Buggerru, la più importante opera mineraria è senza alcun dubbio la Galleria Henry.  Scavata nel 1865, consentiva il trasporto dei minerali per mezzo di una rotaia dai cantieri sotterranei alle distanti laverie. Posta a 50 metri sul livello del mare, al di sopra dell’abitato di Buggerru, attraversa per circa un chilometro il locale altopiano. Questo tunnel scavato nella roccia si mostra imponente: le dimensioni furono determinate dall’impiego, nel lontano 1892, di una locomotiva a vapore.

Questa, grazie ad una avveniristica rete ferroviaria, soppiantò in un baleno i lenti e costosi trasporti con gli animali da soma che, fino ad allora, era rappresentata dai i muli. La galleria è una sorta di suggestivo labirinto: messa in sicurezza, illuminata e dotata di indicazioni, è oggi accessibile in tutta tranquillità. La sua unicità è costituita da un perpetuo rapporto con la falesia sul mare che avviene per mezzo di gallerie minori e camminamenti scolpiti, come finestre ideali, nella roccia. Grazie a queste aperture, ad una visita indimenticabile nel sottosuolo, possiamo gustare scorci suggestivi della costa a strapiombo sul mare e panorami mozzafiato.

Il Centro Direzionale Minerario – Palazzina Ospiti

Quando l’attività mineraria iniziò a fiorire, Buggerru non era altro che un agglomerato disordinato di case. Ma una così imponente industria mineraria obbligava la realizzazione di un centro direzionale.
Il primo edificio costruito per ospitare le personalità che si affacciavano alla nascente attività, fu la Palazzina della Direzione. L’edificazione della Palazzina può essere collocata tra il 1884 e il 1885. Essa al piano terra ospitava gli uffici minerari, mentre al primo piano ospitava il direttore in carica della miniera.
Tutt’attorno essa poteva vantare un giardino di 4500 mq. Per circa quindici anni tale giardino rimase invariato, sino a quando sorse la necessità di una costruzione che ospitasse gli amministratori, i quali periodicamente giungevano in visita da Parigi. Era una costruzione in stile rinascimentale, sontuosa come nessun altro fabbricato del villaggio di minatori. La collocazione era distinta rispetto alla Palazzina del direttore, nei confronti della quale si trovava in una posizione più alta, pari al rango dei suoi destinatari. Era circondata da alte mura e seminata di ortaggi e alberi che la proteggevano dal vento. Era immersa nel verde multicolore dei fiori che il giardiniere curava ininterrottamente tutto l’anno. La palazzina si elevava su due piani; al piano terra si trovava la cucina, la sala da pranzo e il salotto; mentre al primo piano si trovavano due camere da letto, due bagni e la camera per la biancheria. I due piani comunicavano tramite una scala finemente affrescata e rivestita in legno. Tutto l’arredo era in stile Luigi XV: tutto proveniva dalla Francia, tanto che per questo e per molti altri motivi Buggerru veniva chiamata la “piccola Parigi”.

 

Parco naturale di Monte Linas, Marganai-Oridda
Situata in un territorio di circa 22.220 ettari, l’area del Parco naturale di Monte Linas, Marganai-Oridda, Montimannu è compresa in parte dei comuni di Domusnovas, Fluminimaggiore, Gonnosfanadiga, Iglesias e Villacidro. Si tratta di un zona che si sviluppa prevalentemente su un territorio montuoso geomorfologicamente diverso, distribuito tra il Monte Linas (massiccio granitico) e il massiccio calcareo del Marganai, in mezzo ai quali si stende altopiano di Oridda, dove su migliaia di ettari cresce la foresta di lecci di Montimannu. Un assetto di questo genere, insieme all’azione degli agenti atmosferici, ha permesso la creazione di ambienti naturali molto diversi tra loro e di particolare fascino: nelle zone granitiche si incontrano numerose gole e cascate, mentre in quelle calcaree le infiltrazioni d’acqua hanno permesso lo sviluppo di fiumi sotterranei e la conseguente formazione di numerose grotte. Il tutto è ricoperto da ricchi boschi di lecci nelle zone più alte, sugherete in quelle basse e la tipica macchia mediterranea che crescono su rocce antichissime (tra le più vecchie d’Italia), che custodiscono i segni dell’attività mineraria che per secoli ha caratterizzato questi luoghi.

Su Mannau
Le grotte di Su Mannau, nei pressi di Fluminimaggiore e particolari per ampio complesso carsico creatosi nel periodo Cambriano, sono tra le più antiche al mondo. Di grande interesse archeologico e speleologico, l’antro si snoda in due tronconi principali, su diversi livelli, originati da due corsi d’acqua sotterranei: il fiume Placido a sinistra e il fiume Rapido a destra. La lunghezza totale è di 8 chilometri ed il punto più alto è di 153 m. La parte visitabile è composta da numerose sale abbellite con concrezioni, stalattiti e stalagmiti (la più alta misura 11 metri), colonne che si innalzano fino a 15 m, cristalli di aragonite, laghi sotterranei. La prima sala ha una grande rilevanza storica anche per i collegamenti rinvenuti con il vicino tempio punico-romano di Antas. Le antichissime popolazioni sarde si recavano alla grotta di Su Mannau per praticare i culti dell’acqua, testimoniati dal rinvenimento di diversi frammenti di lucerne votive ad olio. Il Sifone e i condotti sono difficilmente visibili perché spesso sommersi.

Il tempio di Antas

La valle di Antas è incastonata al centro di un bellissimo anfiteatro naturale dove sorge il tempio romano unico nel suo genere in Sardegna. L’importanza del sito Archeologico è data indubbiamente dalle vestigia del luogo di culto romano, ma ripercorrendone la storia ritroviamo le testimonianze di un villaggio nuragico. Furono i nuragici ad utilizzare per primi la valle come luogo sacro con le sepolture ad incinerazione, sono state rinvenute inoltre tre tombe a pozzetto dell’età del ferro, con una tipologia funeraria di estremo interesse in quanto richiama pochi altri esempi in Sardegna. Al di sotto della gradinata d’accesso al Tempio Romano sono visibili i resti del luogo di culto cartaginese (500 a.C.), innalzato in onore della divinità punica Sid Addir Babay che personificava il dio indigeno venerato nel vicino santuario nuragico.

Il famoso Tempio romano, citato dal celebre geografo egiziano Tolomeo (II sec d.C.), risale al I secolo a.C.; fu più volte rinnovato fino ad arrivare al grande restauro testimoniato dall’iscrizione situata sulla parte sommitale dell’edificio che, conferma la collocazione cronologica al III secolo d.C. e l ‘adorazione del Dio Sardus Pater Babai.

Complesso minerario
Sa Duchessa

Dichiarata scoperta nel 1870, si tratta di una miniera di zinco, rame e piombo argentifero estratti tramite un sistema di pozzi, gallerie e trincee e trasportati fino alla laveria per essere trattati. La miniera è ubicata a sud rispetto ad un anello metamorfico generato dall’intrusione del granito ercinico sui calcari cambrici. Le caratteristiche minerarie di Sa Duchessa, come altre nel territorio sono di origine magmatica.
A partire da dopo la seconda guerra mondiale la scarsa produttività della miniera generò la crisi che portò alla chiusura definitiva dei cantieri nel 1971.
La passeggiata per raggiungere diversi cantieri prevede una spettacolare salita attraverso stretti sentieri panoramici, che raggiungono i ruderi del villaggio di Sa Duchessa de Pitzus.
Durante questa passeggiata si incontrano molte testimonianze dell’attività mineraria, fra cui citiamo: un lungo piano inclinato, molti imbocchi di gallerie, discariche e svariati ruderi.

Arenas
La miniera di Arenas è situata nella confluenza di tre valli diverse: la prima sale da Fluminimaggiore, la seconda dal tempio di Antas, la terza da Domusnovas.
Attualmente sono in corso i lavori di ripristino ambientale e geomorfologico dell’intera zona.
Di particolare interesse troviamo la laveria di Genna Carru, un grande complesso di edifici, vicinissimi tra loro, che comprende la stessa laveria, la centrale elettrica, i laboratori chimici, officine, ripostigli, docce e altri locali minori.
Gli impianti della laveria sono intatti e gli ingranaggi dei macchinari ancora presenti sono in qualche caso ancora funzionanti.

Malacalzetta
Inserita in una vasta area boschiva, nella miniera di Malacalzetta venivano estratti piombo e zinco. Raggiungibile dalla SS 126 che da Iglesias va verso Fluminimaggiore, A circa 5 km è presente una strada che attraversa il villaggio di San Benedetto per poi riprendere, attraverso un percorso molto suggestivo, fino all’insediamento situato ai piedi della Punta Campu Spina.
La storia della miniera prevede numerosi passaggi di proprietà , l’integrazione con i cantieri di Arenas , il passaggio alla gestione pubblica e infine la chiusura e il definitivo abbandono nel 1986.
Nella valle si distende una radura dove sono collocati, distanziati fra loro, i cameroni destinati agli operai.
Mentre nel piazzale alberato vi sono i resti del villaggio con la direzione, gli uffici, l’infermeria, la cantina e il circolo, variamente conservati.
La miniera fa parte del Parco Geominerario, Storico e Ambientale della Sardegna, riconosciuto dall’UNESCO.

Reigraxius
Questa antica miniera di piombo, argento e zinco era già attiva nel 1852 quando furono ripresi gli scavi minerari di epoca romana e pisana.
Il Sig. Tito Frau ampliò la concessione anche ai minerali di zinco nel 1898, per poi cedere la miniera alla Società Monteponi nel 1913. A quest’ultima fu concesso di unificare le concessioni di Reigraxius, Marganai, Perdu Carta – Perdu Adria.
La ricerca mineraria nella miniera di Reigraxius si concentrò nelle località Santa Barbara (Galleria San Giovanni) e Sant’Antonio (Galleria Scott), tramite pozzi di estrazione e gallerie.
Il minerale di piombo e di zinco veniva trasportato con l’utilizzo di carri a buoi a Domusnovas attraverso la Grotta di San Giovanni e quindi a Cagliari per essere imbarcato (in seguito venne costruito un tracciato ferroviario fino alla stazione di Musei, e quindi da qui verso il porto di Cagliari). Prima della costruzione della strada per la Grotta di San Giovanni (costruita nel 1866), era necessario lo scollinamento della Grotta per il sentiero detto “sa ia de fenugus”.

Monte Linas
L’area montuosa del Monte Linas si erge nel cuore dell’Iglesiente, nella Sardegna sud orientale. Il monte è costituito essenzialmente da due aree geomorfologicamente distinte: quella del Monte Linas (prevalentemente granitica) e quella del Marganai (scisti e calcari) su cui svetta la Punta Campu Spina. Le due zone sono congiunte dall’altopiano di Oridda.
Di particolare interesse riguardo al profilo botanico sono presenti alcune piante officinali come la camomilla, la belladonna e la calendula. Il rigoglioso bosco di lecci è popolato da una fauna variegata comprendente anche il cervo sardo, il cinghiale, il muflone, il daino e l’aquila reale.Una parte del Monte Linas ospita il Parco Culturale Giuseppe Dessì, scrittore sardo che nel 1972 vinse il prestigioso Premio Strega con il romanzo “Paese d’ombre” uno dei capolavori della letteratura sarda.

Per approfondire

Lino Cianciotto, guida naturalistica e fotografo professionista, è un profondo conoscitore del sud ovest della Sardegna.
Collabora con il Trail del Marganai sin dalla sua ideazione, fornendo le principali idee sui percorsi e sui luoghi che vengono toccati.

Ha pubblicato diverse guide che illustrano i percorsi all’interno della rete di sentieri di questo angolo quasi sconosciuto di Sardegna.

Per chi volesse approfondire: